apnee notturne

Le apnee notturne

Per i nostri incontri periodici con gli specialisti del centro medico Benvita, oggi facciamo una chiacchierata col dottor Enrico Noseda, pneumologo e direttore sanitario del poliambulatorio.

Buongiorno dottor Noseda, affrontiamo un argomento che riguarda ciascuno di noi: il sonno. Che cosa può accadere al nostro organismo quando ci abbandoniamo tra le braccia di Morfeo?

Uno dei disturbi più frequenti è la cosiddetta OSAS, acronimo inglese che significa Obstructive Sleep Apnea Syndrome, ovvero Sindrome delle Apnee Ostruttive (e Respiratorie) del Sonno.

Apnea proprio nel senso di trattenere il respiro mentre dormiamo?

Sì, si tratta di piccole pause nella respirazione durante il sonno, causate dall’ostruzione delle prime vie aeree per fasi di più di dieci secondi. Queste pause possono avvenire più volte in un’ora, con picchi che possono raggiungere anche i 40 stati di apnea con tali caratteristiche.

Come facciamo a capire se siamo soggetti a queste apnee?

I sintomi che possono essere ricondotti alle apnee notturne sono molteplici e possono essere un mal di testa non abituale al mattino, stanchezza non giustificata durante il giorno, calo di memoria, soprattutto a breve termine, anche nei soggetti più giovani; e poi difficoltà a mantenere la concentrazione, una scarsa resa sul lavoro, sudorazione notturna insolita, la comparsa precoce di disturbi della pressione arteriosa o del ritmo del cuore…

Aritmia quindi?

Sì, aritmia e, infine, stanchezza sessuale anche negli individui più giovani.

È un disturbo che può condizionare le nostre giornate e che ci porta, quindi, in una condizione che andrebbe diagnosticata, giusto?

Sì, esattamente. Questa condizione va assolutamente diagnosticata attraverso un esame che si chiama polisonnografia, ovvero un’analisi con più sensori, tipo l’holter cardiologico, che permette di analizzare l’ossigenazione, il flusso del respiro e altri parametri che ci danno un’idea di che cosa succeda nello schema del sonno con le apnee e con le ostruzioni.

Se dovesse illustrarci un identikit degli individui più soggetti alle apnee notturne, che cosa indicherebbe come tratti essenziali?

Innanzitutto parliamo di un soggetto maschio: i più recenti dati epidemiologici ricavati dalla polisonnografia ci raccontano infatti di un disturbo che colpisce il 23,4% delle donne e il 49,7% degli uomini. Nelle donne l’apnea notturna diventa più presente dopo la menopausa e può raggiungere il 45% durante la gravidanza. Inoltre, altra caratteristica molto diffusa, è che gli individui che soffrono di OSAS sono di frequente russatori, poiché il rumore del russamento è generato dall’aria che cerca di passare attraverso le vie respiratorie ostruite.

Una volta diagnosticata l’OSAS, quali sono i possibili interventi per affrontarla?

Il primo consiglio è di migliorare il proprio stile di vita attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata e praticare costantemente attività fisica per prevenire l’aumento di peso o, addirittura, l’obesità, fattori che possono contribuire allo sviluppo del disturbo. Poi, in base alla diagnosi, possono rendersi necessari altri tipi di intervento, dalla modifica della posizione durante il sonno, all’utilizzo di apparecchi ortodontici quando dormiamo per ridurre l’ostruzione delle prime vie respiratorie, per arrivare, in casi estremi, all’intervento chirurgico sulle prime vie respiratorie.

Ringraziamo il dottor Noseda, sperando che ciascuno possa abbandonarsi a sonni tranquilli e ricordando che è possibile prenotare una visita col nostro specialista al seguente link: Dott. Enrico Noseda

Redazione Benvita
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